Miele di Corbezzolo: Elisir di Salute!

Il miele, già definito elisir di lunga vita da Pitagora, nei secoli è sempre stato considerato alimento essenziale e nutrimento spirituale. Le proprietà benefiche del miele risalgono a tempi immemori, circa 3000 anni prima della nascita di Cristo. Gli Egizi furono i primi a sfruttarne tutto il potenziale: spirituale, cosmetico e nutraceutico; testimonianze che trovano conferme nelle tombe dei faraoni. Durante gli scavi archeologici, infatti, sono stati ritrovati vasi di miele che veniva utilizzato durante i riti di mummificazione o per curare disturbi digestivi, scottature e ferite.

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Monitoraggio ambientale con le api: confronto dei risultati del progetto Capiamo nel biennio 2020-2021

Tra i diversi servizi svolti dalle api come operaie del benessere umano e animale, l’Apiterapia include anche il servizio di monitoraggio ambientale svolto dalle api in modo passivo durante l’attività di bottinamento. Tra gli insetti pronubi, infatti, le api “da miele” (Apis mellifera) presentano caratteristiche biologiche, fisiologiche ed etologiche che le rendono degli ottimi marker della qualità ambientale. All’interno di un’area di 7 km2 le api bottinatrici di un singolo alveare possono arrivare a raccogliere fino a 10000 micro-campioni dalle matrici ambientali aria, acqua e suolo. I risultati numerici prodotti dall’analisi chimica e bio-chimica dei campioni raccolti devono essere letti sempre valutando tutti i fattori ambientali, climatici e zootecnici che influenzano le singole unità (api) e lo stato sanitario di un SUPER-organismo più grande e complesso, l’alveare. Attività di biomonitoraggio sono attualmente molto diffuse, seppur non standardizzate attraverso protocolli univoci. Noi riteniamo che l’uso di protocolli scientifici sia in questo caso fondamentale per non ridurre questo tipo di progetti a semplici attività di greenwashing e al fine di ottenere dati fruibili dalle autorità competenti per salvaguardare non solo le api, ma tutti gli insetti pronubi attraverso un coscienzioso uso del territorio.

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Api e cellule del corpo (parte 2°)

Quello che oggi può sembrare assurdo ma riconosciuto già al tempo degli Egizi e degli Esseni, è che anche la più minuscola parte di un organo, (l’alveare è un organismo), una cellula, (ogni ape è una cellula di quell’organismo) avesse bisogno che le si parlasse in modo amorevole, ossia aveva bisogno di essere riconosciuta come un’entità a sé stante, intelligente, permeabile, tanto all’amore quanto all’aggressività, tanto a senso di unità quanto al senso di separazione.

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APITURISMO: COME ESALTARE LA CULTURA E LE ESPERIENZE APISTICHE DEL TERRITORIO

Disegno di Maurizia Gentili realizzato con polline e vino

Articolo pubblicato sulla rivista L’Apicoltore Italiano di maggio-giugno 2022

In viaggio per l’Italia per monti e mari per vincere un’altra sfida.

Il turismo in Italia è una questione culturale. Centri d’arte di gran classe, o piccoli centri, arroccati su ardue colline o in piccole isole, tutti con splendidi tesori da gustare nelle giornate dedicate alla scoperta del nostro patrimonio, sono talmente diffusi che non ce ne accorgiamo quasi più.  Eppure essi hanno contribuito a formare il nostro stile italiano, così singolare nel mondo. Siano calde giornate estive o fredde e piovose invernali, l’Italia è uno scrigno colmo di tante scoperte preziose.

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La dieta può cambiare la genetica? Api ed epigenetica

Spesso, parlando di diete alimentari (e sottolineo diete perché mi pare giunto il momento di sdoganare questo termine antico), viene chiesto se ciò che mangiamo possa modificare anche il nostro assetto genetico.

Cioè se scegliendo un particolare alimento rispetto ad un altro si attuino dei cambiamenti nel come le nostre cellule riescano a spegnere o accendere i loro geni; è questo uno dei tanti quesiti dell’epigenetica, campo della biologia che studia la variazione del comportamento di una cellula (o tessuto cellulare) rispetto ad una sua gemella o clone sottoposta a condizioni esterne diverse. La sua alimentazione è una delle possibili sorgenti di pressione a modificarsi, nonostante il suo DNA resti totalmente simile alla sua sorella o clone.

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LA BIODIVERSITA’ FAVORISCE LA SOPRAVVIVENZA DEGLI IMPOLLINATORI

La rigogliosa gamma di fiori di un prato ha bisogno di un’intera falange di api per impollinarli, molto più delle api da miele e dei bombi che la maggior parte delle persone conosce, secondo un nuovo studio di un team di ricercatori tra cui l’entomologo Michael Roswell dell’Università del Maryland. Roswell ha contribuito a dimostrare che le api meno comuni sono molto più importanti per la salute dell’ecosistema di quanto documentato in precedenza.

Le ricerche precedenti sulle api come impollinatori tendevano a concentrarsi su piante specifiche – spesso colture – o su intere comunità di piante come se fossero una singola entità. Questo tendeva a enfatizzare eccessivamente il contributo delle api più comuni, soprattutto perché il 2% delle specie di api forniva l’80% dell’impollinazione nelle colture. Ma nessun lavoro precedente aveva posto la domanda fondamentale: Quante specie di impollinatori sono necessarie per impollinare tutte le specie in una data comunità di piante?

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L’alveare ed il sistema nervoso

Per Rudolf Steiner l’alveare rappresenta il capo, (la testa), e noi sappiamo che la testa, la parte più elevata al cielo, la parte spirituale, lavora sull’intero corpo, in questo caso l’intero alveare.

La regolazione degli scambi, la temperatura costante e la buona circolazione sono condizioni indispensabili per far compiere un buon lavoro alle api e all’uomo per avere delle buone digestioni. L’alveare è un ambiente protetto che racchiude il sistema nervoso dell’organismo ape. Un intervento esterno di disturbo o un trauma potrebbe non essere sopportato dalle api, da come funziona l’alveare, dipende lo sviluppo e l’evoluzione dell’ape stessa.    

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Apicoltura Simbiotica, torniamo a stare con le api

Articolo pubblicato sul numero di dicembre 2021 della rivista L’Apicoltore Italiano.

Volenti o nolenti siamo giunti ad un punto di rottura, dove a causa di eventi atmosferici sempre più estremi, come periodi di mancanza piogge che si prolungano per mesi, bombe d’acqua e gelate in piena fioritura, occorre ripensare il modo di stare con le api, in quanto bassissime produzioni, se non addirittura necessità di nutrizione, stanno rendendo sempre meno sostenibile da un punto di vista economico l’attività apistica. Un sistema quindi basato sulle quantità, in equilibrio fino a 5/6 anni fa, risulta essere oggi in forte difficoltà.

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Per la salute prodotti di qualità da un’apicoltura di qualità

Foto 1 (Paolo Fontana)

Articolo pubblicato sul numero di novembre 2021 della rivista L’Apicoltore Italiano.

I prodotti dell’alveare hanno innumerevoli proprietà e possono essere molto utili per il nostro benessere. La qualità dei prodotti deve essere sempre garantita ma quando si parla di salute umana questa garanzia di qualità deve essere ancora maggiore. Non c’è dubbio che la qualità debba iniziare in apiario, tenendo conto sia gli aspetti ambientali che gestionali. Le api raccolgono il nettare, il polline, la propoli e l’acqua in un area del raggio di circa 3 km, anche se per la raccolta di polline possono spostarsi fino a 8-10 km. Questo significa che nei loro viaggi di bottinamento riescono a perlustrare un’area di circa 30 kmq.

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