IL VALORE DELLE API

Le api che vediamo oggi discendono da quelle presenti circa 50 milioni di anni fa, che hanno superato glaciazioni, inondazioni, incendi, guerre, carestie, la peste e la spagnola. Nonostante questo oggi sono ancora presenti. Un’ape da sola non durerebbe che pochi giorni e lo stesso accadrebbe se ci fossero 100 api senza regina. Se hanno superato tutte queste avversità è perché vivono in una grande famiglia organizzata dove nessuno comanda ma tutte sanno esattamente come comportarsi per proteggere la loro famiglia.

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API E AGROECOLOGIA

Se diciamo Chimica associamo la parola direttamente a sostanze velenose o dannose, ma non dovrebbe essere così, o per lo meno ci auguriamo che cambi presto la situazione.

Nell’Antropogene, l’epoca geologica attuale, l’uomo è predominante e l’attività dell’uomo fortemente caratterizzata, la Chimica gioca un ruolo fondamentale e il suo compito deve divenire quello di custodire il pianeta e aiutare a ridurre le diseguaglianze mediante l’uso delle energie rinnovabili e dell’economia circolare. Allo stato attuale la terra risulta fortemente inquinata e i pesticidi causano danni ormai dimostrati scientificamente, secondo l’ONU: inquinano l’ambiente, uccidono o fanno ammalare le persone, destabilizzano l’ecosistema alterando il rapporto tra prede e predatori, limitano la biodiversità.

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Il volo a memoria delle api, il nomadismo e il loro stress

Dei ricercatori di due università tedesche hanno dimostrato che le api mellifere conservano una memoria degli elementi paesaggistici lineari dominanti nella loro zona di origine, come canali, strade e confini. Quando vengono trasportate in un’area sconosciuta, esse cercano elementi locali di questo tipo, ne confrontano la disposizione con la memoria e volano lungo questi elementi per cercare la strada di casa.

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Monitoraggio ambientale con le api: confronto dei risultati del progetto Capiamo nel biennio 2020-2021

Tra i diversi servizi svolti dalle api come operaie del benessere umano e animale, l’Apiterapia include anche il servizio di monitoraggio ambientale svolto dalle api in modo passivo durante l’attività di bottinamento. Tra gli insetti pronubi, infatti, le api “da miele” (Apis mellifera) presentano caratteristiche biologiche, fisiologiche ed etologiche che le rendono degli ottimi marker della qualità ambientale. All’interno di un’area di 7 km2 le api bottinatrici di un singolo alveare possono arrivare a raccogliere fino a 10000 micro-campioni dalle matrici ambientali aria, acqua e suolo. I risultati numerici prodotti dall’analisi chimica e bio-chimica dei campioni raccolti devono essere letti sempre valutando tutti i fattori ambientali, climatici e zootecnici che influenzano le singole unità (api) e lo stato sanitario di un SUPER-organismo più grande e complesso, l’alveare. Attività di biomonitoraggio sono attualmente molto diffuse, seppur non standardizzate attraverso protocolli univoci. Noi riteniamo che l’uso di protocolli scientifici sia in questo caso fondamentale per non ridurre questo tipo di progetti a semplici attività di greenwashing e al fine di ottenere dati fruibili dalle autorità competenti per salvaguardare non solo le api, ma tutti gli insetti pronubi attraverso un coscienzioso uso del territorio.

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Le api e le loro sensazioni

Grazie alla gentile disponibilità del Gardian, rilanciamo un articolo apparso il 16 luglio scritto da Donna Fergusson che ci anticipa l’uscita di un libro sulle api che speriamo in Italia sia tradotto presto: “The Mind of a Bee” del prof. L. Chittka, pubblicato dalla Università di Princeton.

“Ora abbiamo prove che suggeriscono che nelle api c’è un certo livello di consapevolezza, una sensibilità, e che hanno stati simili alle emozioni”, dice Lars Chittka, professore di ecologia sensoriale e comportamentale alla Queen Mary University di Londra.

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APITURISMO: COME ESALTARE LA CULTURA E LE ESPERIENZE APISTICHE DEL TERRITORIO

Disegno di Maurizia Gentili realizzato con polline e vino

Articolo pubblicato sulla rivista L’Apicoltore Italiano di maggio-giugno 2022

In viaggio per l’Italia per monti e mari per vincere un’altra sfida.

Il turismo in Italia è una questione culturale. Centri d’arte di gran classe, o piccoli centri, arroccati su ardue colline o in piccole isole, tutti con splendidi tesori da gustare nelle giornate dedicate alla scoperta del nostro patrimonio, sono talmente diffusi che non ce ne accorgiamo quasi più.  Eppure essi hanno contribuito a formare il nostro stile italiano, così singolare nel mondo. Siano calde giornate estive o fredde e piovose invernali, l’Italia è uno scrigno colmo di tante scoperte preziose.

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La dieta può cambiare la genetica? Api ed epigenetica

Spesso, parlando di diete alimentari (e sottolineo diete perché mi pare giunto il momento di sdoganare questo termine antico), viene chiesto se ciò che mangiamo possa modificare anche il nostro assetto genetico.

Cioè se scegliendo un particolare alimento rispetto ad un altro si attuino dei cambiamenti nel come le nostre cellule riescano a spegnere o accendere i loro geni; è questo uno dei tanti quesiti dell’epigenetica, campo della biologia che studia la variazione del comportamento di una cellula (o tessuto cellulare) rispetto ad una sua gemella o clone sottoposta a condizioni esterne diverse. La sua alimentazione è una delle possibili sorgenti di pressione a modificarsi, nonostante il suo DNA resti totalmente simile alla sua sorella o clone.

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LE API COME INSETTI BIO-INDICATORI: i risultati delle attività di biomonitoraggio in collaborazione all’azienda Ducati Motor Holding S.p.A.

Articolo pubblicato sul numero di aprile 2022 della rivista L’Apicoltore Italiano

Nell’ambito delle proprie attività di  monitoraggio ambientale, l’azienda  Ducati  Motor  Holding S.p.A ha sempre promosso un significativo impegno per la tutela delle biodiversità e per il rispetto  della salute pubblica. Nel 2016 l’azienda ha avviato un piano di monitoraggio ambientale che si avvale delle api come insetti “bio-indicatori”. Dal 2017 la realizzazione del progetto viene svolta in collaborazione con la Dott.ssa Tulini, Veterinario libero professionista e PhD in Sciente degli alimenti e Tossicologia Veterinaria. Il goal di maggiore interesse nel primo anno (2017) è rappresentato dall’individuazione del glifosate, erbicida applicato in azienda per il controllo delle piante infestanti, come principale causa dello spopolamento degli alveari che si era registrato in modo ciclico, con regolarità costante, negli anni precedenti. Tuttavia il percorso di indagine eco-tossicologica finanziato dalla Ducati, ha rivelato un basso impatto dei pesticidi nell’areale monitorato dagli alveari sentinella.

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L’ape animale del sole

Secondo Steiner, filosofo e pedagogista austriaco, di cui parlerò anche nei successivi capitoli, i giorni che l’ape impiega a nascere si sintonizzano con i 25 giorni e tre ore che il Sole impiega per compiere una rivoluzione completa su sé stesso.

L’ape operaia, quindi, è un animale solare perché sottoposta all’ influsso del Sole, in quanto fino al suo completo sviluppo, sfrutta esattamente tutto quello che il Sole può fornirgli.

L’ingresso e l’uscita dall’alveare delle bottinatrici, “le api delegate alla raccolta di cibo”, il particolare linguaggio e comunicazione delle api e la fecondazione della regina avvengono riflettendo l’influsso solare.

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LA BIODIVERSITA’ FAVORISCE LA SOPRAVVIVENZA DEGLI IMPOLLINATORI

La rigogliosa gamma di fiori di un prato ha bisogno di un’intera falange di api per impollinarli, molto più delle api da miele e dei bombi che la maggior parte delle persone conosce, secondo un nuovo studio di un team di ricercatori tra cui l’entomologo Michael Roswell dell’Università del Maryland. Roswell ha contribuito a dimostrare che le api meno comuni sono molto più importanti per la salute dell’ecosistema di quanto documentato in precedenza.

Le ricerche precedenti sulle api come impollinatori tendevano a concentrarsi su piante specifiche – spesso colture – o su intere comunità di piante come se fossero una singola entità. Questo tendeva a enfatizzare eccessivamente il contributo delle api più comuni, soprattutto perché il 2% delle specie di api forniva l’80% dell’impollinazione nelle colture. Ma nessun lavoro precedente aveva posto la domanda fondamentale: Quante specie di impollinatori sono necessarie per impollinare tutte le specie in una data comunità di piante?

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