Qualche giorno fa si è celebrato, come ogni anno, la “Giornata mondiale dell’apiterapia”, un evento progettato per migliorare la comprensione internazionale dell’uso terapeutico e dei benefici per la salute dei prodotti delle api. Come data è stata scelto il 30 marzo per la Giornata Mondiale dell’Apiterapia perché è la data di nascita del Dr. Philip Terč (ex Filip Tertsch), il primo ricercatore scientifico a studiare gli usi medici dell'”apitossina”, o veleno d’api. Terč è nato il 30 marzo 1844 a Praporiste, in Boemia (Repubblica Ceca).
La propoli è un prodotto elaborato dalle api mediante aggiunta di secrezioni salivari, polline e cera, a resine di diverse specie vegetali. La composizione altamente variabile del prodotto, legata all’origine botanica della resina vegetale, è sempre caratterizzata da un elevato contenuto di terpeni, flavonoidi, ed altre sostanze bio-attive. La propoli infatti, presenta proprietà anti-batteriche, antivirali, anti-micotiche ed immuno-stimolanti e viene attualmente somministrata con successo per il trattamento di diverse patologie, come supporto alle terapie convenzionali o come valida alternativa ad esse, sia nell’ambito della medicina umana che in campo veterinario.
Articolo pubblicato sul n° di ottobre 2020 delle rivista l’Apicoltore Italiano
L’origine botanica e l’insetto responsabile della sua elaborazione sono alla base di significative differenze di composizione che risultano in un diverso potere antiossidante e antimicrobico delle molteplici varietà di miele esistenti (Bogdanov et al., 2013; Miguel, Antunes, Faleiro, 2017). In questo articolo tratteremo le potenzialità dei comuni millefiori prodotti da Apis mellifera ligustica nella penisola italiana, un prezioso alleato per la salute e per il benessere psicofisico di uomo e animali. Con particolare riferimento alla dermatologia veterinaria, si illustrano alcuni casi clinici. Ricordiamo al pubblico che l’apiterapia risulta efficace come medicina integrativa e che deve essere sempre monitorata da personale medico competente.
Il polline, nella forma di piccoli granelli che tutti noi conosciamo, viene trasportato dalle api nell’alveare e qui, una volta sganciato dalla cestella del polline, sita nel terzo paio di zampe, viene stoccato in apposite celle come futura fonte di nutrimento per la famiglia. Ma da dove derivano questi granelli e come si formano? Ognuno di essi è formato da una miriade di microscopici corpuscoli, che ricoprono il corpo dell’ape mentre lei passa di fiore in fiore e piano li riunisce in forma di palline, mediante una azione di pettinatura e di impastamento con un po’ di nettare contenuto nella borsa melaria. Grazie a questo procedimento l’ape permette l’impollinazione dei fiori visitati, fino a mille in un giorno per singola ape! Il polline infatti rappresenta l’elemento fecondante maschile del fiore, necessario per la riproduzione delle piante e la formazione del seme. L’esperimento che dimostrò scientificamente questo processo fu condotto da Rudolph Jakob Camerarius (1665-1721 d.C.) che, isolando su un albero in fioritura una parte dei fiori, dimostrò la presenza dei semi solo nei frutti derivati da fiori non isolati e sottoposti quindi all’azione del polline. Dall’impollinazione dipende la salvaguardia della biodiversità delle specie selvatiche e un miglior raccolto, in termini di produzione e qualità, delle piante coltivate. Le caratteristiche fisico-chimiche dei granuli pollinici variano molto tra le varie specie vegetali, e il loro studio permette, grazie ad una disciplina scientifica dedicata, la melissopalinologia, di stabilire con certezza l’origine botanica e geografica dei mieli, scoprendo eventuali frodi.
Articolo pubblicato il mese di agosto sulla rivista “Il Melo”.
Una sera di qualche giorno fa mi è capitato di scorgere nel prato un’ape in difficoltà. Non sembrava ferita, poggiava su un petalo di una zinia arancione rimanendo immobile, sembrava addormentata. Le offrii su una foglia di tarassaco una goccia di acqua e miele, lei succhiò subito avidamente il piccolo pasto e in pochi minuti la vidi riprendere vita e alzarsi in volo.
Al via sui social il 26 febbraio 2020 una campagna divulgativa per far conoscere le api e il loro mondo: solo conoscendole si può contribuire a salvarle. Continua a leggere →
Articolo uscito sul numero di gennaio 2020 della rivista “L’apicoltore Italiano”
La World Biodiversity Association onlus è un’associazione formata da naturalisti, botanici, zoologi e semplici appassionati della natura, impegnati nella conoscenza e conservazione degli hotspot di biodiversità in Italia e nel mondo.
Tra i membri dell’associazione, nell’ottobre del 2019, un piccolo gruppo di operatori del benessere e apicoltori si organizza e si struttura per costituire un nuovo nucleo operativo, dedicato alle api, Continua a leggere →