
Abbiamo perso la capacità di ascoltare i suoni della natura che fino a qualche decennio fa non erano sommersi dal rumore frenetico delle nostre città e aprivano varchi alla sobria attenzione, alla misurata autonomia delle sensazioni reali del nostro corpo e del mondo circostante.
Non prestiamo più attenzione al fruscio delle foglie spinte dal vento, così come non sentiamo più le vibrazioni delle ali delle farfalle che ci passano vicine al viso. Il ruscellare dell’acqua, il costante ritmo della risacca sulla spiaggia, della pioggia in un bosco non riescono più a essere i nostri compagni di passeggiate.
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