APOLLO, MELISSA E L’IMPORTANZA DELLE API

Divinità Bhramari Devi (dea delle api o dea di api nere)

Sappiamo che la corda dell’arco della divinità indiana dell’amore, Kama, quel che in occidente viene identificato come Eros o Cupido, era formata da una catena di api. Erano state loro, come abbiamo visto in un articolo precedente, a salvare il Mondo.

Nelle culture greca, latina e ittita, (popolo indoeuropeo che abitava la parte centrale dell’Asia Minore nel II millennio a.C., il più noto degli antichi popoli anatolici), le api compaiono in diversi miti legati alla rinascita e all’ira divina, le sacerdotesse di diversi culti venivano chiamate Melisse; fu una ninfa, Melissa, di cui Apollo si innamorò perdutamente, a insegnare ad Aristeo l’arte di allevare le api e agli uomini di come produrre l’idromele. Lo stesso Aristeo avrebbe appreso dalle ninfe l’allevamento degli animali e degli ulivi. Questa immagine mitologica offre lo spunto per comprendere come la pastorizia fosse assimilata alla cura delle api e dell’ulivo, cuore dell’economia mediterranea.

Aristeo però fu punito con la sparizione di tutte le sue api per aver provocato la morte di Euridice; infatti lui l’aveva inseguita per lussuria ma, per sventura, venne morsa da un serpente velenoso che nella fuga aveva calpestato. Le ninfe per vendetta distrussero i suoi alveari. La madre Cirene suggerì così di sacrificare alcuni capi di bestiame dai quali sarebbero nate nuove api in pochi giorni.

Il mito delle api che si generano da carcasse di animali, (bugonia, episodio delle Georgiche di Virgilio, illustra la credenza, molto comune nell’antichità fino al XVII secolo, della generazione spontanea della vita) nasce presumibilmente in Egitto, il dio Api era il toro sacro legato a Osiride, dio della resurrezione, (viene riportato da Ovidio e Virgilio).

Anche nell’antico testamento, (Giudici) è presente un episodio in cui Sansone uccide un giovane leone, lo squarta a mani nude e dentro ci trova uno sciame d’api e del miele di cui si nutre e che porta ai genitori, senza rivelarne la provenienza.

Da qui l’indovinello che i parenti della sposa filistea di Sansone risolveranno con l’inganno, scatenando la sua ira, “Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce”.

In altre culture è Bacco a scoprire come produrre il miele, imprigionando le api in un tronco cavo. Nei riti dionisiaci, nei baccanali e nello stesso Olimpo, dimora degli dei, non poteva scarseggiare l’idromele, bevanda dolce e afrodisiaca.

Naturalmente non possiamo farci mancare un santo cristiano: Sant’Ambrogio baciato in culla dalle api, San Dominic d’Irlanda (o Madonnoc), venerato per aver portato l’apicoltura in Irlanda, che dopo anni passati in un monastero in Galles decise di tornare a casa, le api lo seguirono in massa, fino a stabilirsi e prosperare sull’isola. Il mito delle api che si posano sulle labbra di eminenti uomini, quasi a nutrirli con il loro miele, lo troviamo in vari racconti ben precedenti: si narrano di simili eventi nelle vite di Alessandro Magno e Platone.

Nella legislazione agricola di Atene, nel 558 a.C., una legge stabiliva che: “ogni cittadino doveva disporre la sua arnia ad almeno trecento piedi da quella del vicino” Questo fa capire quanto già fosse praticata l’apicoltura e quindi anche l’apiterapia.

a cura di Michele Buffa, naturopata

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