
A chi non è capitato di essere particolarmente stressato in alcuni periodi della vita? È una brutta sensazione che tutti prima o poi abbiamo provato.
Questo problema, a causa dello stile di vita sbagliato che si conduce nella nostra società, è molto diffuso e sta diventando sempre più comune. Quando siamo sotto stress, cresce la produzione dell’ormone del cortisolo, che si manifesta anche con segni fisici: pallore, battiti accelerati, dolori di stomaco, caduta dei capelli ecc. Fare yoga è un modo per prendersi cura di sé e volersi bene.

Furono proprio antichi yogi a comprendere quanto la respirazione – se gestita consapevolmente – possa dare benessere al sistema nervoso. Una corretta respirazione, calma e regolare, può essere sfruttata per migliorare le attività del nostro organismo e indurlo alla distensione.
A questo proposito, lo yoga insieme alle sue tecniche di rilassamento, respirazione e meditazione, è stato dimostrato agire contro lo stress e l’ansia poiché opera sul sistema che risponde ai segnali di stress (International Journal of Preventive Medicine; Health Impacts of Yoga and Pranayama: A State-of-the-Art Review, 2012). Opera essenzialmente convertendo l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (in inglese HPA), il cui ruolo è quello di agire come stimolo (trigger) ad una “provocazione” di natura fisica e psicologica, come lo stress, inducendo il rilascio di cortisolo, di epinefrina e noradrenalina, e così ad una serie di effetti fisiologici, comportamentali e psicologici.
Tra le tante tecniche yoga ne esiste una particolarmente efficace che prende il nome di Bhramari Pranayama è un’antica tecnica di respirazione annoverata tra gli ashta pranayama dello Hatha Yoga Pradipika, testo autorevole della tradizione Yogica. ‘Bhramari’ significa “ape” nello specifico ape nera indiana, il termine rimanda al ronzio sonoro prodotto sia in inspirazione che in espirazione. È efficace nel calmare istantaneamente la mente perché le vibrazioni del suono ronzante hanno un effetto calmante naturale. Ci si siede in una posa comoda e si respira profondamente espirando dal naso e producendo con la bocca chiusa il ronzio prolungato di un’ape (“MMMM”). Trasportati da questo dolce suono, entriamo in uno stato introspettivo naturale, che acquieta le ansie e schiude nuove e più sottili percezioni.

La sua manifestazione richiama quella della sillaba sacra oṁ (ॐ ), che unisce in una danza di respiri il sé individuale a quello Supremo, ci connette a vibrazioni profonde e ci riporta anche alle piacevoli sensazioni nel grembo materno, non a caso la oṁ (mmm) che viene ripetuta è l’iniziale della parola MaMMa in molte lingue del mondo, amma in sanscrito, ad esempio. La vibrazione che si produce con questo mudra riverbera nella scatola cranica e nel liquido cefalorachidiano producendo un massaggio al cervello e alle sue ghiandole, con un effetto benefico anche su midollo spinale e nervi, si espande su gola, nuca e fronte. E’ affascinante ed ispirante la descrizione di Bhramari Pranayama della Gheranda Samhita (78-82):
“Dopo la mezzanotte, in un posto dove non si odono suoni di animali, che lo Yogi pratichi Puraka e Kumbhaka, chiudendo le orecchie con le mani (GhS 78). Allora, egli udirà vari suoni interni nell’orecchio destro. Il primo sarà come quello dei grilli, poi quello di un flauto, poi di tuono, […] (GhS 79-80). I vari suoni possono essere riconosciuti con la pratica quotidiana di questo Kumbhaka. Per ultimo si udirà il suono Anahata che sorge dal cuore; di questo suono vi è una risonanza, in questa risonanza vi è Luce. In quella Luce la mente dovrebbe immergersi. Quando la mente è assorbita, allora essa raggiunge il più alto trono di Vishnu (parama-pada). Il successo nel Samadhi si ottiene attraverso il successo in questo Bhramari Kumbhaka (GhS 81-82)”.
Interessante è la pratica del Bhramari Pranayama all’interno di un apiario olistico, dalle testimonianze di chi ha provato l’attività emerge un singolare aspetto di interconnessione ape-uomo, dopo qualche minuto di pratica, quando l’allineamento delle voci e dell’energia si muove all’unisono, le api si connettono sulla stessa onda di frequenza riproducendo lo stesso suono, qualcosa di immensamente meraviglioso!
a cura di Francesca Rombolà