
Il miele, già definito elisir di lunga vita da Pitagora, nei secoli è sempre stato considerato alimento essenziale e nutrimento spirituale. Le proprietà benefiche del miele risalgono a tempi immemori, circa 3000 anni prima della nascita di Cristo. Gli Egizi furono i primi a sfruttarne tutto il potenziale: spirituale, cosmetico e nutraceutico; testimonianze che trovano conferme nelle tombe dei faraoni. Durante gli scavi archeologici, infatti, sono stati ritrovati vasi di miele che veniva utilizzato durante i riti di mummificazione o per curare disturbi digestivi, scottature e ferite.
Ogni tipologia di miele ha particolari caratteristiche, ma esiste un monoflora di nicchia, per via delle produzioni limitate, che sta dimostrando di essere un vero elisir di salute alla stregua se non superiore al miele di Manuka: stiamo parlando del Miele di Corbezzolo.

Il corbezzolo – nome scientifico Arbutus unedo L. – è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Ericaceae che si estende lungo il Mediterraneo. La particolarità dell’albero di corbezzolo è il fatto di avere fiori e frutti contemporaneamente. I frutti maturano fra ottobre e dicembre dell’anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, e la maturazione avviene in concomitanza della nuova fioritura. I fiori sono ricchi di nettare; quando il clima non è eccessivamente rigido, essi attirano molte api, fornendo loro il cibo nel periodo tardo autunnale, quando oramai le altre piante sono già sfiorite; dove le piante sono molteplici e il clima è permissivo è possibile raccogliere il miele di corbezzolo. Il miele unifloreale di corbezzolo è un prodotto tipico di alcune regioni mediterranee.
Per il suo sapore caratteristico questo miele è conosciuto come “miele amaro”. Le caratteristiche sensoriali e organolettiche sono facilmente riconoscibili: è di colore ambra quando è liquido, e beige-marrone quando è cristallizzato; l’odore è intenso, caratteristico, maturo e simile a quello del caffè; il gusto è un po’ dolce inizialmente e decisamente amaro e astringente in seguito. Questo miele è stato tradizionalmente impiegato soprattutto a scopo curativo fin dall’antichità, come è stato testimoniato da Dioscoride di Pedano nel suo trattato De Materia Medica.

L’acido omogentisico (HGA; acido 2,5-diidrossifenilacetico) è un prodotto intermedio nel metabolismo della fenilalanina e della tirosina, l’HGA rappresenta un costituente fenolico principale e funge da marcatore di origine botanica del miele di corbezzolo.
Il Croatian Institute for Transfusion Medicine (HZTM) di Zagabria, Croazia, sta studiando come l’HGA possa causare vari effetti benefici sulla salute, dimostrando in vitro che agisce come antiossidante naturale, con un significativo effetto protettivo.
Un’altra interessante ricerca dell’Università politecnica delle Marche, insieme ai ricercatori delle Università di Vigo e Granada hanno pubblicato uno studio sul Journal of Functional Foods, dove dimostrano l’effetto antitumorale del miele di corbezzolo; sembra che esso possa bloccare il ciclo delle cellule del cancro, riducendone la propagazione, e addirittura le inducono all’apoptosi, ovvero la naturale morte cellulare. L’azione chemiopreventiva è dovuta alla presenza di componenti fenolici come Kempferolo e acido gallico. Sicuramente serviranno nuovi studi, su modelli vivi, per confermare l’effetto chemio preventivo di questo miele intanto è un’importante punto di partenza per riconoscere a livello medico ciò che i nostri antenati sapevano già.
a cura di Francesca Rombolà, naturopata e apicoltrice