
Tra i diversi servizi svolti dalle api come operaie del benessere umano e animale, l’Apiterapia include anche il servizio di monitoraggio ambientale svolto dalle api in modo passivo durante l’attività di bottinamento. Tra gli insetti pronubi, infatti, le api “da miele” (Apis mellifera) presentano caratteristiche biologiche, fisiologiche ed etologiche che le rendono degli ottimi marker della qualità ambientale. All’interno di un’area di 7 km2 le api bottinatrici di un singolo alveare possono arrivare a raccogliere fino a 10000 micro-campioni dalle matrici ambientali aria, acqua e suolo. I risultati numerici prodotti dall’analisi chimica e bio-chimica dei campioni raccolti devono essere letti sempre valutando tutti i fattori ambientali, climatici e zootecnici che influenzano le singole unità (api) e lo stato sanitario di un SUPER-organismo più grande e complesso, l’alveare. Attività di biomonitoraggio sono attualmente molto diffuse, seppur non standardizzate attraverso protocolli univoci. Noi riteniamo che l’uso di protocolli scientifici sia in questo caso fondamentale per non ridurre questo tipo di progetti a semplici attività di greenwashing e al fine di ottenere dati fruibili dalle autorità competenti per salvaguardare non solo le api, ma tutti gli insetti pronubi attraverso un coscienzioso uso del territorio.
Tra il 2020 e il 2021 anche l’azienda Herambiente, responsabile di servizi di raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti sul territorio nazionale, ha attivato un progetto di biomonitoraggio presso il Termovalorizzatori di Pozzilli (IS) collaborando con i nostri professionisti per la sua realizzazione. Il progetto “Capiamo” è stato orientato da subito ad un approfondimento delle opportunità di biomonitoraggio offerte dagli alveari, per un’attenta ed accurata valutazione del territorio in termini di qualità tossicologica e di valorizzazione della biodiversità locale. I dati presentati al termine del progetto realizzato nel 2020 avevano permesso di identificare alcuni tra anioni, IPA e metalli pesanti come le categorie tossicologiche di maggiore impatto nell’area monitorata. Anioni, metalli pesanti e IPA presentavano concentrazioni compatibili con le caratteristiche orografiche e socio-economiche del territorio, soggetto ad un intenso processo di industrializzazione negli ultimi 20 anni e determinate pertanto da diverse fonti di emissioni. L’area monitorata infatti, caratterizzata da un ambiente rurale, ricco di rilievi montuosi e di aree boschive, presenta un esteso polo industriale che occupa tutta la Piana di Venafro, in cui si colloca anche l’impianto di termovalorizzazione gestito da Herambiente. L’area monitorata presenta una bassa densità di popolazione ma un elevato indice di traffico, probabilmente a causa di una scarsa rete di trasporti pubblici.

I risultati analitici 2021 restituiscono complessivamente un’immagine sovrapponibile ed un quadro complesso in cui si identificano molteplici concause. I rapporti di concentrazione tra i singoli principi attivi monitorati per queste 3 categorie tossicologiche attribuiscono un ruolo di spicco al traffico automobilistico e ai veicoli stradali in generale, nonché al servizio di trasporto ferroviario. I dati rivelano inoltre la partecipazione dell’industria chimica e sanitaria nella definizione del livello locale di inquinamento. Nelle matrici indagate, Diossine, furani e pcb non sono mai stati riscontrati in questi due anni di studio.
I residui riscontrati per la categoria dei pesticidi sono associati principalmente a molecole autorizzate, attualmente o in passato, per l’uso in apicoltura contro il parassita Varroa destructor e riscontrate da diversi studi per il controllo della qualità della cera d’api (vedi bibliografia), anche come conseguenza dell’interazione tra api appartenenti a diverse famiglie e quindi a diversi alveari. Nella cera, infatti, queste sostanze possono permanere per tempi molto lunghi, anche dopo trattamento ad alte temperature per il riutilizzo come fogli cerei nell’allevamento delle api.
Le variazioni relative al quadro complessivo di positività nelle diverse fasi analitiche 2020 e 2021 e le concentrazioni misurate per ogni sostanza, sembrano variare in linea a momenti storici che hanno determinato cambiamenti profondi nello stile di vita dei cittadini locali e non solo. Questo dettaglio suggerisce il ruolo fondamentale dei cittadini e delle amministrazioni territoriali nel controllo degli equilibri ecologici locali, attraverso le scelte quotidiane per l’uso dei comuni beni di consumo e per l’uso ed il mantenimento dei servizi pubblici e privati sul territorio.

Il miele.
In base alla Direttiva CE 96/23/CE, concernente le misure di controllo su talune sostanze e sui loro residui negli animali vivi e nei loro prodotti, il miele deve risultare esente da residui di sostanze farmacologicamente attive (antibiotici e pesticidi) e altri inquinanti (metalli pesanti e sostanze clorate). Pertanto, nell’ambito dell’annuale Piano Nazionale Residui, il miele italiano è analizzato per la ricerca e la quantificazione di tutte le sostanze di categoria B incluse dalla suddetta normativa europea. Tra queste, il miele analizzato per questo progetto di monitoraggio ambientale non contiene pesticidi; inoltre piombo e cadmio rispettano i limiti massimi residuali stabiliti dalla normativa vigente (Regolamento CE 1881/2006, Direttiva 96/23/CE).
Il miele prodotto a Pozzilli (IS) presenta un profilo pollinico caratteristico della macchia mediterranea, con presenza di indicatori di melata e di pollini di castagno.
a cura della dott.ssa Serena M.R. Tulini, medico veterinario e PhD in Scienze degli alimenti
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