
Quello che oggi può sembrare assurdo ma riconosciuto già al tempo degli Egizi e degli Esseni, è che anche la più minuscola parte di un organo, (l’alveare è un organismo), una cellula, (ogni ape è una cellula di quell’organismo) avesse bisogno che le si parlasse in modo amorevole, ossia aveva bisogno di essere riconosciuta come un’entità a sé stante, intelligente, permeabile, tanto all’amore quanto all’aggressività, tanto a senso di unità quanto al senso di separazione.
Vedevano anche in ogni cellula il punto di incontro, a volte disarmonico e ferito, delle cinque correnti di forza:
- Due di natura orizzontale, associate al polo positivo e negativo, maschio e femmina, padre e madre, destro e sinistro del mondo della materia, (in M.T.C. yin e yang).
- Tre di natura verticale, generate dalla triplice Essenza divina, (corpo, anima e spirito).
I sacerdoti terapeuti, convinti di tutto questo, cercarono di essere una guida, dei consolatori e semplificatori.
Molto probabilmente anche le api nella loro “DANZA” con il loro vorticoso volteggiare sono alla ricerca di un equilibrio e sinergia tra queste cinque “correnti di forza”.
“Perché una malattia – dicevano – è in primo luogo il risultato di un conflitto nato dalla complessità dal rapporto, con il vivente dentro di sé”.
Tre sono le cause che completano l’origine della malattia: esterne, interne e alimentari! (D. Meurois, 2003)
Leggi Api e cellule del corpo (parte 1°)
a cura di Michele Buffa
Una risposta a "Api e cellule del corpo (parte 2°)"