Storia dell’Apiterapia

Articolo pubblicato sul numero di gennaio-febbraio 2022 della rivista L’Apicoltore Italiano

Inauguriamo la nuova rubrica intitolata “Accademia di Apiterapia” e in quanto accademia è quasi d’obbligo iniziare parlando della storia dell’Apiterapia a supporto e conferma della sua validità come pratica della medicina popolare-tradizionale, basata sulle evidenze cliniche (E.B.M.) Evidence-Based-Medicine.

Definizioni di Apiterapia – Per apiterapia intendiamo l’uso del miele, propoli, polline, pappa reale, veleno d’api, aroma e ronzio per il trattamento e la prevenzione di numerosi disturbi. Vorrei citare anche una definizione del dr. Stefan Stangaciu (segretario generale della Federazione Internazionale di Apiterapia), che a mio avviso rende molto bene il concetto di apiterapia: “è l’arte e la scienza del trattamento e della guarigione olistica attraverso l’ape ed i suoi prodotti a beneficio dell’umanità e di tutto il regno animale”. Con Apitoxiterapia intendiamo invece esclusivamente il trattamento con il veleno d’ape.

La definizione proposta dalla Commissione permanente per l’apiterapia di Apimondia afferma invece che “l’apiterapia è un concetto medico, basato su fondamenti scientifici che corroborano le conoscenze tradizionali, tra cui: procedure di produzione delle api finalizzate allo sviluppo medico; trasformazione dei procedimenti dei prodotti dell’alveare, da soli o in associazione con piante medicinali e loro derivati ​​(api-farmacopea); protocolli clinici che incorporano l’uso dell’api-farmacopea e/o delle api (api-medicina)”. 

Attualmente l’apiterapia, supportata di numerosi studi ed evidenze cliniche, viene utilizzata in tutto il mondo per molte malattie, le più comuni trattate con il veleno d’ape sono la sclerosi multipla, l’osteoartrite, l’artrite reumatoide, la nevralgia post-erpetica e la desensibilizzazione da punture d’api. Il miele, propoli, polline e pappa reale vengono usati principalmente per la tosse, il virus dell’herpes simplex, la sindrome premestruale, la rinite allergica, il miglioramento delle prestazioni atletiche, l’iperlipidemia ed il comune raffreddore. Per via topica, l’apiterapia, di solito con il miele, viene utilizzata per le ustioni, la guarigione delle ferite e le ulcere del piede diabetico.

Sebbene ancora purtroppo non esista uno standard di formazione o riconoscimento della professione a livello internazionale l’apiterapia è comunque praticata da professionisti della salute di tutto il mondo (infermieri, medici, agopuntori, naturopati) per implementare il proprio bagaglio terapeutico.

Fondamenti storici – Le origini esatte dell’Apiterapia sono difficili da individuare, sappiamo che ci sono documenti dell’antico Egitto e dell’antica India sull’uso del miele nel trattamento delle ferite, altri ne attestano l’uso in Cina 5000 anni fa (Rose, 1994).

Anche i testi religiosi fanno riferimenti al miele ed ai suoi poteri curativi. Per esempio, secondo il popolo ebraico, la Terra Promessa è descritta come “un paese che abbonda di olio d’oliva e di miele” (Deuteronomio 8:8). Nei Veda sanscriti dell’antica India, il miele è un rimedio per molti disturbi, la Bibbia cita numerosi riferimenti e nell’Islam il miele è “una medicina preziosa”; la sura 16 del Corano cita l’origine del miele e le sue qualità terapeutiche: “Esce dal loro ventre un liquido di vari colori, con proprietà curative per l’uomo”. 

Nella Grecia antica, Ippocrate (460-370 a.C.), l’antico medico greco definito il “padre della medicina”, elencò gli effetti fisici del miele: “Provoca calore, pulisce piaghe e ulcere, ammorbidisce le ulcere dure delle labbra e guarisce i carbonchi (infezione da carbonchio Bacillus anthracis) e le piaghe” (Manjo 1991). Altri personaggi dell’antica Grecia come Aristotele (384-332 a.C.) e Galeno (150-200 d.C.) prescrivevano anch’essi l’uso di miele e veleno d’api.

Gli antichi greci consideravano in generale il miele una medicina e credevano che la vita umana sarebbe stata prolungata con il consumo costante del miele. I primi pensatori come Omero, Pitagora, Ovidio, Democrito, Ippocrate ed Aristotele affermavano che le persone dovrebbero mangiare il miele per preservare la loro salute e il vigore.

Il miele era la sostanza più utile utilizzata anche nell’antica farmacopea romana. Plinio scrive che fa bene alle affezioni della bocca, polmonite, pleurite e morsi di serpenteIl saggio Salomone loda le virtù del miele, che sono riportate nell’Antico Testamento. Aristotele scrisse nella sua Historia Animalium che “il miele è un balsamo per gli occhi irritati”. Galeno, vissuto nel secondo secolo d.C, considerava il miele un rimedio per tutti gli usi, raccomandandolo per curare molti tipi di avvelenamenti e disturbi intestinali, in particolare la stomatite cancrenosa.

Ma la guarigione delle ferite fu probabilmente il primo uso del miele per la salute umana. Secondo il papiro di Ebers (1550 a.C.) il miele è incluso in 147 prescrizioni in applicazioni esterne. Nel primo compendio dell’antica medicina cinese, compilato molti anni a.C. e citato per la prima volta in forma scritta intorno al 200 d.C., molte sono le formulazioni per uso esterno che contengono miele e riferimenti che discutono i meriti del polline.

Possiamo dire che attualmente al miele sono riconosciuti effetti antibatterici, antinfiammatori, immunomodulatori, antiossidanti e probiotici. E’ considerato un potente inibitore dell’agente che causa l’ulcera peptica e la gastrite, l’Helicobacter pylori. L’effetto protettivo sullo stomaco è stato attribuito alle proprietà antiossidanti e alla riduzione salivare dei nitrati (NO3-) a nitriti (NO2) oltre che alla formazione intra-gastrica di ossido nitrico (NO), quest’ultimo coinvolto nella protezione della mucosa gastrica per il suo effetto inibitorio sull’acidità del succo gastrico. 

I papiri egiziani si riferiscono al polline come polvere che dà la vita. Ippocrate raccomandava il polline come rimedio per diverse condizioni. Gli indù insegnavano che mangiare miele e polline poteva produrre salute, vigore, felicità e saggezza. L’esatto meccanismo d’azione del polline d’api è sconosciuto, ma il polline d’api è denso di nutrienti e contiene acqua, proteine, carboidrati, acidi grassi essenziali, antiossidanti, vitamine, minerali, enzimi e amminoacidi. Il polline d’api ha anche proprietà antimicrobiche, sembra attivare funzioni biologiche sistemiche piuttosto che concentrarsi su un’area fisiologica

La propoli era usata specialmente nell’antichità, in Egitto dove era ben nota ai sacerdoti che avevano monopolizzato la medicina, la chimica e l’arte di mummificare i cadaveri.  Nella medicina popolare georgiana, usavano unguenti con propoli per curare alcune malattie e c’era l’usanza di mettere una “torta” di propoli sull’ombelico del neonato. Il fatto che la propoli fosse nota anche agli antichi greci è dimostrato dal suo nome di derivazione greca “pro-polis” (Makashvili 1978). 

Arrivando a tempi più vicini a noi, i medici usarono efficacemente la propoli sulle ferite durante la guerra anglo-boera e durante la seconda guerra mondiale. Nel 1969, la medicina convenzionale in Unione Sovietica ha accettato l’uso della propoli (soluzione alcolica al 30%) nel trattamento delle ferite. 

Le caratteristiche terapeutiche della propoli sono quindi note da molto tempo grazie alle sue caratteristiche antimicrobiche molto pronunciate. La propoli ha una serie di attività biologiche: immunomodulante (Orsatti et al. 2010; Missima e Sforcin 2008), antibatterica (Gonsales et al. 2006), fungicida (Silici et al. 2005; Dota et al. 2011), antinfiammatoria, cicatrizzante (Moraes et al. 2011), analgesica (Silvestre et al. 1985; Paulino et al. 2006). Gli usi terapeutici della propoli sono principalmente attribuiti agli effetti antivirali, antibatterici e antimicotici. La propoli contiene flavonoidi tra cui pinocembrina, galangina, pinobanksina e pinobanksina-3-acetato, che si ritiene siano responsabili dei suoi principali effetti antimicrobici.

La pappa reale era molto apprezzata dagli imperatori dell’antica Cina come un modo per aumentare la longevità e il potere sessuale. Shen Nong’s Herbal Classic (100-200 a.C.), uno storico testo cinese sulla medicina naturale, riporta che i prodotti delle api “trattano l’influenza del male, integrano l’insufficienza nei cinque visceri, aiutano il qi e riparano il cuore“. Inoltre alleviano il dolore e disintossicano, possono essere “mischiati con centinaia di medicine” e “rafforzano la volontà e il corpo, rendono le persone più giovani e prolungano la vita“. Il compendio erboristico Materia Medica di Li Shishen, scritto durante la dinastia Ming, afferma che i preparati a base di pappa reale sono considerati buoni per “alleviare il dolore cardiaco, mal di stomaco, dolori muscolari”. La pappa reale è considerata un tonico per la carenza di yin (e carenze generali) paragonabile a piante medicinali come ginseng, astragalo, giuggiola e lycium. Casi di studio dal Giappone documentano il suo uso tradizionale e popolare e l’efficacia per la fatica (Inoue 1986). Gli impiegati giapponesi consumano la pappa reale nelle bevande “genki”, che sono tonici energizzanti. Inoltre, la pappa reale è stata utilizzata nei paesi dell’Europa orientale come adattogeno (definito in senso lato come un agente che aumenta la forza, la resistenza e la resistenza allo stress) Wagner et al. (1984).

Diversi autori hanno riportato effetti antiipertensivi, ipotensivi, vasodilatatori della pappa reale negli animali. Altri effetti biologici includono l’azione antiossidante, radioprotettiva ed epatoprotettiva, stimolando la formazione ossea può avere un’azione nella prevenzione dell’osteoporosi, promuove inoltre la costruzione di collagene nelle colture cellulari e controlla le lesioni cutanee nella dermatite atopica.

Fonti:

  • RK Gupta – Divisione di Entomologia, Sher-e-Kashmir University of Agricultural Sciences and Technology of Jammu, Chatha, Jammu-180 009, India; 
  • RK Gupta; PR Reybroeck; Johan van Veen; Anuradha, Apicoltura per la riduzione della povertà e la sicurezza dei mezzi di sussistenza – Springer Science+Business Media B.V.

a cura di Laura Cavalli

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