Articolo pubblicato sul numero di aprile 2021 della rivista “L’Apicoltore Italiano”

Ti sei mai chiesto se anche nella società delle Api c’è un comportamento simile al distanziamento sociale umano?
In un recente articolo del National Geographic (“Anche gli animali scelgono il distanziamento sociale per evitare il contagio”. National Geographic 30 Aprile 2020) è spiegato come anche le Api abbiano sviluppato nel corso degli anni un meccanismo simile, ma basato sulla repulsione olfattiva. Le antenne delle Api sono l’equivalente del nostro naso e uno dei loro compiti è quello di fiutare le molecole di odore dall’aria e attraverso i pori dell’antenna sono trasportate ai recettori sui nervi olfattivi.
Il loro acuto senso dell’olfatto, si comporta come un laboratorio. Analizza gli odori come segnali delle malattie che possono infettare la famiglia, molto prima che essa sia visibile. Questo comportamento igienico ha senso da un punto di vista evolutivo. Esso, infatti, aiuta a rallentare e possibilmente a fermare la diffusione delle infezioni in tutto l’alveare e ne favorisce la sopravvivenza.
In questi mesi di pandemia gli uomini di tutto il mondo non hanno potuto viaggiare. Ci siamo imposti l’auto-quarantena o siamo rimasti a casa, anche lavorando in telelavoro per rallentare la diffusione del Coronavirus (COVID-19). Molte persone hanno vissuto tutto questo, come una vera e propria prigionia forzata.
In realtà, nelle creature del mondo animale, questa strategia è normale e naturale. Serve per isolare dalla comunità una malattia ed impedire così che si rafforzi. Ogni evento, di qualunque tipo porta in sé aspetti positivi ed aspetti negativi, anche se a volte questo non ci sembra una consolazione.
In questo articolo mi riferisco alle Api, ma ci sono anche altri animali che praticano in modi diversi il distanziamento sociale. Per esempio gli scimpanzé, le aragoste spinose caraibiche e i girini delle rane americane, per citarne solo alcuni. Una delle malattie contro cui le Api praticano questo comportamento igienico è la peste americana. Si tratta di una malattia che si infiltra negli alveari arrivando a liquefare le larve quando sono ancora all’interno delle cellette; in pratica si sciolgono producendo un odore acre e molto sgradevole. Questa condizione è molto devastante per la famiglia.

Le api più anziane, attraverso il loro olfatto selettivo sono in grado di rilevare l’odore emanato dalle larve infette. Le larve e le api malate sono immediatamente espulse dall’alveare, non appena ne viene identificato l’odore. A volte capita che i batteri si infiltrino nell’alveare durante l’inverno e non vengano scoperti fino alla primavera. In questo caso sarà messa a rischio la sopravvivenza della colonia.
Alison McAfee, ricercatrice presso il dipartimento di entomologia e patologia vegetale della North Carolina State University è un’esperta in questo settore. La McAfee ha studiato che quando il profumo dell’acido oleico, un feromone emesso dalla covata morta, viene rilasciato in combinazione con il beta- ocimene, che è un feromone che di solito utilizzano le larve per chiedere cibo, si avvia un comportamento igienico nelle api mellifere (Apis mellifera L). Le operaie vanno nei pressi dei cadaveri e li trasportano fuori dall’alveare. Similmente accade anche nella società di formiche e termiti, mentre tra gli scarafaggi e i grilli si ha soltanto un comportamento di evitamento.

Interessanti a questo proposito anche i lavori svolti da Spivak e Rueppell. Per apicoltori e ricercatori, questo comportamento igienico è una caratteristica ambita perché aiuta a mantenere l’igiene, la salute e la sicurezza delle colonie di Api.
Gli esseri umani si auto-mettono in quarantena e restano a casa o si allontanano l’uno dall’altro. Le Api e gli altri animali non hanno questo lusso e devono prendere misure più drastiche. Tagliano la malattia sul nascere nel momento in cui un profumo rivela la sua presenza espellendo i membri malati. Tutto questo serve per la sopravvivenza ed il benessere dell’alveare e di tutte le api sane.
I momenti di solitudine possono aiutarci a riflettere sulla nostra vita, su ciò che è veramente importante … godiamoci il nostro giardino o balcone oppure anche una semplice pianta verde o fiorita.
Osserviamo con gratitudine qualunque bellezza si riveli ora ai nostri occhi, con compassione per tutti coloro che stanno lottando contro la malattia.